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L'Uovo di Giannino Marzotto presto all'asta: è una delle Ferrari piu' famose al mondo

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Progettata da uno scultore, realizzata da un artigiano carrozziere, guidata da un conte: questo il “pedigree” della 212 Export “Uovo”, una Ferrari che ha fatto la storia, nel bene e nel male, e che il prossimo agosto sarà battuta all’asta di RM Sotheby’s a Monterey, Usa, la stima è da capogiro, intorno ai 4,5 milioni di euro.  

L’Uovo - nome completo 166MM/212 Export Uovo - nata nel 1951 su volere di Giannino Marzotto, giovane e blasonato rampollo della famiglia di imprenditori tessili, che dopo avere vinto la Mille Miglia a bordo di una Ferrari 195 S l’anno precedente voleva qualcosa di molto aerodinamico per sfrecciare in pista.  Appassionato di Ferrari, e assiduo cliente della casa di Maranello, da cui comprò molte vetture insieme con i fratelli Paolo e Vittorio, decise di mettere a punto il suo personale modello da corsa.  Il 23enne Giannino si rivolse quindi al progettista e scultore Franco Reggiani, che per lui disegnò un’auto dalla linea sinuosa e dalla calandra tonda che, nelle intenzioni del designer, avrebbe dovuto filare su strada sfidando la resistenza del vento, risultato un'aerodinamicità potata agli estremi. Il passo successivo fu quello di portare il progetto a Paolo Fontana, carrozziere vicentino (e copilota, durante la Mille Miglia, di Vittorio Marzotto, che si classificò terzo a bordo di una 195 S) che montò sul telaio della 166 Mille Miglia una carrozzeria di alluminio per ridurre il peso, completando il tutto con il motore V12 2.6 della 212 Export, firmato dallo storico ingegnere Ferrari Gioachino Colombo.  Il risultato fu un’auto da 150 cavalli - portati addirittura a 180 in un secondo tempo - con cui Giannino Marzotto tentò di vincere per due anni consecutivi la Mille Miglia; e quasi ci riuscì se non fosse stato per un problema tecnico che lo costrinse al ritiro: una sconfitta mitigata con la partecipazione, e la vittoria, al Giro di Toscana, dove l’Uovo si classificò primo toccando una velocità importante per l'epoca, i 230 km/h . 

Quelle macchine erano forse brutte, ma erano molto più leggere e veloci delle altre Ferrari - commentò a posteriori Giannino Marzotto, riferendosi all’altra Ferrari firmata da Reggiani e Fontana, il cosiddetto “Carretto Siciliano”, con cui arrivò secondo al Giro di Sicilia nel 1951 -.
L’Uovo, insomma, può essere considerata una sorta di “macchina del tempo”, simbolo del periodo d’oro delle corse italiane, che portava però già i segni del futuro.

Scomparsa negli Stati Uniti dopo l’ultima corsa in Toscana, brevemente ricomparsa durante la Mille Miglia Storica, l’auto è stata conservata nel museo Ferrari, e ad agosto verrà battuta all’asta a Monterey, da Sotheby’s.